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Accelerazione green sulla casa: entro il 2030 riconversione in classe E

Il testo del provvedimento sarà approvato il 24 gennaio con il “calendario” degli adeguamenti degli immobili in chiave di efficientamento. Ma le sanzioni saranno rimesse ai singoli Stati

11/01/2023

Primo giro di tavolo il 24 gennaio per la proposta di direttiva Ue Epbd con la stretta green sugli immobili per poi approdare al voto finale forse addirittura il 13 marzo. Arriverebbe quindi al rush finale la norma quadro europea sull’efficientamento degli edifici. Il pacchetto fa parte della politica ambientale “Fit for 55” che punta alla riduzione della Co2₂ del 55% entro il 2030, rispetto ai dati del 1990.
Dal 2030 in poi i nuovi edifici privati devono iniziare a “mettersi in regola” con gli obiettivi ambientali nell’ambito del New Green Deal: che in pratica significa abbattere le emissioni nocive di cui sono responsabili per il 40%. Concretamente significa che «gli edifici dovranno consumare poca energia, essere alimentati per quanto possibile da fonti rinnovabili, e non dovranno emettere in loco emissioni di carbonio da combustibili fossili», ha spiegato Bruxelles illustrando la proposta di direttiva.

I nuovi standard minimi

Le proposte comunitarie introducono nuovi standard minimi. L'obiettivo è di migliorare l'efficienza energetica, classificata secondo una scala, dalla A (più efficiente) alla G (meno efficiente). A questo proposito il testo della direttiva che nel frattempo è stata assaltata da una miriade di emendamenti, sembrerebbe ora orientata per gli edifici privati a puntare sulla classe E entro il 2030 e non più come originariamente previsto entro il 2033 con un passaggio in F entro i tre anni precedenti. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni nel 2050, con un salto ulteriore alla classe D entro il 2033.

Nessuna sanzione

La Commissione non ha ritenuto necessario introdurre sanzioni (come limitazioni all'affitto) nel caso di mancato rinnovamento. Secondo gli articoli 9 e 31 della proposta di direttiva, l'eventuale scelta verrà demandata ai governi. In Francia, per esempio, una legge approvata in agosto prevede che per le abitazioni più energivore i proprietari non potranno aumentare gli affitti dal 2022 e affittarle dal 2025. 

Il parco immobiliare

L’assenza di sanzioni non mette il settore immobiliare al riparo da effetti soprattutto nelle compravendite. Il patrimonio immobiliare italiano è molto-vecchio, per il 74,1% realizzato prima dell'entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica. Su 12,2 milioni di edifici, oltre 9 milioni non sono in grado di garantire le performance energetiche, sia pur minime, richieste per gli edifici costruiti successivamente, e molto lontano dalle prestazioni minime richieste alle abitazioni dei nostri giorni. Il parco immobiliare italiano, secondo tutte le stime, è caratterizzato da edifici fortemente energivori. Il monitoraggio Enea-CTI, relativo agli attestati di prestazione energetica (Ape) emessi nel 2020, evidenzia, infatti, che, in media, ben il 75,4% degli attestati si riferisce a immobili ricadenti nelle classi E, F, G. Quest'ultima, in particolare, incide per oltre un terzo (35,3%). Nel comparto residenziale, in particolare, tale distribuzione risulta ancora più estrema: il peso delle categorie più energivore (E, F, G) raggiunge, infatti, il 75%.

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